I negozi stanno scomparendo, Confcommercio lancia l’allarme

Un quadro piuttosto cupo quello tratteggiato da Confcommercio nel suo ultimo studio “Demografia d’impresa nelle città italiane” e dal report sulla chiusura dei negozi di vicinato realizzato da Confesercenti e Federconsumatori.

Le piccole botteghe e i negozi di vicinato stanno viaggiando a passo spedito verso il baratro, portando con sé non soltanto il lavoro di molte famiglie, ma anche sgretolando il già fragile tessuto urbano e sociale dei piccoli centri, dove le botteghe sono spesso le uniche a garantire l’accessibilità ai beni primari delle fasce più fragili della popolazione. 

A tracciare in maniera dettagliata un quadro purtroppo drammatico è l’ultimo Report sulla chiusura degli esercizi di vicinato, realizzato da Confesercenti e Federconsumatori, che riassume l’andamento delle attività di prossimità prima e dopo il Covid e si lancia in una previsione che sa di oscuro presagio. Da qui al 2025 saranno più di diecimila i negozi di vicinato a dover abbassare la serranda

Una crisi che ha radici profonde 

La crisi del commercio di prossimità non è di certo notizia di questi giorni e l’analisi del Report non fa altro che confermarlo. Dal 2009 al 2019 hanno chiuso 208.000 negozi artigiani e piccole botteghe. Questo ha portato alla perdita del posto di lavoro per circa 520.000 addetti. Un dato che assume ancor di più contorni critici se si prende in considerazione che la maggior parte delle attività sono a conduzione famigliare e chiuderle significa lasciare interi nuclei senza la loro unica fonte di reddito. 

Un quadro altrettanto cupo quello tratteggiato da Confcommercio, che nel suo ultimo studio “Demografia d’impresa nelle città italiane” evidenzia come, in 10 anni, tra il 2012 e il 2022, in Italia siano spariti complessivamente oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila ambulanti. Controtendenza, invece, per alberghi, bar e ristoranti, che crescono di +10.275 unità, grazie anche alla presenza straniera, che aumenta sia come numero di imprese (+44mila) sia come occupati (+107mila). Si riducono invece le attività e gli occupati italiani, rispettivamente di -138mila e -148mila.

Allarme desertificazione commerciale

Il pluralismo distributivo, che Confcommercio, Confesercenti e Federconsumatori non esitano a definire “valore distintivo dell’Italia”, ha sempre funzionato bene durante le grandi crisi, da quella economico-finanziaria degli scorsi anni a quella dovuta alla pandemia all’ultima energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Tuttavia, il rischio di desertificazione commerciale è reale per le nostre città.

Negli ultimi 10 anni, la densità commerciale nelle città italiane è passata in media da 9 a 7,3 negozi per 1.000 abitanti, facendo segnare un calo di quasi il 20%. Concentrando l’analisi sulle 120 città italiane medio-grandi, si nota come ad essere letteralmente spazzati via siano in particolare le attività commerciali nei centri storici rispetto al resto delle città, con il Sud caratterizzato però da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.

A fronte di questa riduzione, la popolazione residente, che ne costituisce il prevalente bacino di utenza, si è ridotta del -1,7%, sempre nei dieci anni considerati: -236mila abitanti circa, di cui la maggior parte esce dalle città nell’ultimo triennio.

Per saperne di più:

https://quifinanza.it/economia/video/negozi-stanno-scomparendo-allarme-confcommercio/694700/

https://www.italiaatavola.net/tendenze-mercato/economia-istituzioni/diecimila-negozi-piccole-botteghe-rischiano-di-chiudere-nel-giro-di-tre-anni/83443/

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