Secondo i dati Unioncamere, in poco più di 10 anni in Italia sono scomparse circa 130mila imprese guidate da under 35 (-20%), soprattutto nel centro sud.
È una discesa ripida, che non accenna a fermarsi, quella delle imprese giovanili in Italia: al 30 settembre 2022, infatti, le aziende con la maggioranza dei titolari o soci entro i 35 anni rilevate da Infocamere-Unioncamere erano 511.996, oltre 36mila in meno rispetto al periodo pre pandemia (-6,6% sull 2019).
In poco più di 10 anni in Italia sono scomparse circa 130 mila imprese guidate da under 35 (-20%), soprattutto nel Centro-Sud. Così oggi le aziende giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale.
Un calo più veloce di quello registrato, in parallelo, per motivi demografici, dalla popolazione giovanile tra i 18 e 35 anni (-0,3% nei tre anni) e dal totale delle imprese registrate (-0,8%). Insomma, tutto cala ma le imprese under 35 di più.
I numeri in questo senso parlano chiaro. In particolare, tra il 2019 e il 2020 sono scomparse o “invecchiate” (e mai rimpiazzate) circa 20mila imprese, mentre – dopo un sostanziale congelamento dovuto alla prima ondata di Covid – tra il 2021 e il settembre 2022 questo spopolamento ha riguardato 12.792 realtà imprenditoriali. In dieci anni si sono persi oltre 1,3 milioni di under 49 (-53%) mentre sono aumentati gli over 70 ai vertici delle aziende (+27%).
Questa riduzione risulta più consistente in alcune regioni (Marche, Abruzzo e Toscana), dove si aggira intorno al 30%, ma si estende con variazioni a due cifre in tutto il Paese, ad eccezione del Trentino Alto Adige, dove le giovani imprese invece sono cresciute del 6,5%. Così oggi le aziende giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale. Lo ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio “Progettare il domani con coraggio” tenutasi nei giorni 24-25 marzo scorso a Firenze alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Secondo Unioncamere-Infocamere, questi dati sono il risultato, da una parte dell’elevato numero di giovani italiani che lasciano il Paese per cercare lavoro e fortuna all’estero (90 mila nel 2019 – dati Istat), in parte al fatto che l’imprenditoria giovanile è scoraggiata dalle difficoltà amministrative connesse all’avvio dell’impresa.
La speranza sono le start up innovative: Su quasi 14mila start up innovative, il 15,7% è stato creato da giovani, con una incidenza che è di quasi 7 punti percentuali superiore a quella che la componente giovanile ha sul totale delle imprese. In particolare gli under 35 sembrano aver puntato in questi anni su alcuni settori della conoscenza tra cui i servizi alle imprese, gli studi di design, il mondo della pubblicità, le attività di ricerca e sviluppo e l’Istruzione.
Sono diversi gli incentivi attualmente rivolti ai giovani imprenditori. Tra questi troviamo le misure gestite da Invitalia (ufficialmente Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) come il Resto al Sud e On-Nuove imprese a tasso zero. La prima è una misura nata per sostenere l’autoimprenditorialità nel Mezzogiorno. Con un contributo al 50% fondo perduto e al 50% finanziamento bancario a tasso zero, Invitalia intende valorizzare le competenze degli under 56, aiutandoli a diventare imprenditori nella loro terra d’origine. Per quanto riguarda il secondo invece, si intende dare spazio ai giovani e donne di tutta Italia, attraverso un mix di finanziamento a tasso zero e fondo perduto, per progetti di impresa fino a 3 milioni di euro. Dal lancio, sono state presentate oltre 4 mila richieste e ne sono state finanziate già 500. Inoltre, negli ultimi anni sono stati intensificati da parte di Invitalia, tutte le attività di orientamento ed educazione imprenditoriale presso scuole, università, incubatori e altri luoghi di innovazione.